Tutti per uno, uno per Tutti – Intervista a Vittorio Marchi

da Altrogiornale

Vittorio Marchi, professore di fisica quantistica e ricercatore.
Lascia il corpo fisico nel 2017, in silenzio, per una caduta dal balcone, accidentale o forse in qualche modo indotta… perché Vittorio Marchi poteva essere un po’ scomodo per il sistema.

24 Settembre 2007 By Richard

Vittorio Marchi risponde alle domande dell’astrofisico Massimo Teodorani.

Può spiegarci qual è secondo lei la corretta interpretazione della “forza nucleare debole”, perché la ritiene così importante e per quale ragione secondo lei essa è stata trascurata o mal compresa dalla fisica ufficiale?

Vittorio Marchi: La corretta interpretazione della forza nucleare debole è la seguente: è l’unica forza (ignota alla fisica ufficiale, impegnata ancora nella ricerca di unificazione di tutte le forze) di cui tutte le altre sono manifestazioni. Muove il cuore delle stelle e commuove quello dell’ uomo. E’ impropriamente chiamata debole perché sfugge all’ analisi degli strumenti scientifici, mentre è rivelatrice per il sistema neurocerebrale umano. Fa parte del sistema della forza ED e ne rappresenta uno dei 2 lati. Presenta le seguenti caratteristiche:

  • · Trasmette emozione (emo=sangue + azione);
  • · Unisce il visibile all’invisibile;
  • · Provoca l’alchimia (trasmutazione delle sostanze);
  • · Dirige e governa l’evoluzione cosmica;
  • · Trasforma la materia nucleare;
  • · Dirige e controlla la fusione nucleare di tutte le stelle dell’Universo.

Si dice che la forza debole (in realtà campo debole) sia stata scoperta negli anni 70. Ma in realtà si conosceva già negli anni 50 per merito di Enrico Fermi, chiamato per questo il Signore delle stelle da John Whiler.

Per la verità il primo ad avere l’intuizione della sua esistenza fu Ettore Majorana, come mi rivelò il mio Maestro E.C., compagno di stanza e di studi di Enrico Fermi alla Normale di Pisa.

Non si può vedere. (Materia esotica od oscura 25%, Energia oscura 70% , Materia ordinaria oscura 4,5%). La forza debole non si vede, ma si può solo percepire, perché è mascherata dalla luce elettromagnetica che, come un velo formato dalla Magnetosfera, la avvolge nel suo stato di luce ordinaria (0,005%), impressionata dalla retina dell’ occhio umano.

Si distingue dalla luce elettromagnetica, perché quest’ ultima ha le seguenti caratteristiche:

  • Mostra solo il visibile dell’osservabile;
  • Crea l’ orizzonte illusorio degli eventi;
  • Crea lo spazio-tempo;
  • Crea una realtà di immagini (per interferenza di onde vibratorie) che è illusoria.

Il lato debole di questa forza è quello che sta trasformando il “cuore” ed il cervello dell’essere umano, vera e propria antenna cosmica. E’ stata volutamente trascurata e fintamente snobbata (basta vedere la manipolazione paradossale del nome che ne è stata fatta) perché essa è connessa alla scoperta della free energy, un evento fortemente destabilizzante per i signori dell’ energia.

Nessuna incomprensione.

Ci può dire in che modo secondo lei discipline esoteriche come l’alchimia, l’astrologia e la geometria sacra, possono essere importanti per la scienza odierna?

Vittorio Marchi: La scienza moderna non ha il concetto dell’ UNO, fuori dallo spazio e dal tempo, ma il concetto del relativo e del molteplice, legati alla sfera del limite e quindi del “composto”, del “limitato” e del “temporale”.

Scienze come l’alchimia (attraverso il processo di trasfigurazione della L.U.C.E. un acronimo che sta per la “La Unica Cosa Esistente”), l’Astrologia (sulla base delle Energia Astrale assorbita ed emessa in ogni momento o luogo della vita degli astri secondo le mutevoli vibrazioni interconnesse alle trasformazioni del nostro DNA sincronizzato ai pianeti e al cosmo e la Geometria Sacra (attraverso l’esistenza di sezioni e rapporti “aurei”, riproducenti, ai vari livelli dell’ evoluzione del Creato-Creatore, dell’ Osservatore-Osservato, i stessi parametri e proporzioni dell’ unica Unità univivente esistente, sono importanti perché possono aiutare la scienza moderna a pervenire ad una visione della Realtà che chiarisca nella mente degli umani cosa significa il principio di non-località della Vita e di indissolubilità di ogni cosa esistente.

La Chimica per esempio potrebbe incominciare a sospettare che i circa 114 elementi chimici classificati nella tavola periodica degli elementi di Mendeleev potrebbero essere il risultato della trasformazione (non successiva) di un capostipite, una sorta di Adamo materiale, che per il momento chiamiamo Idrogeno.

Mentre l’astronomia potrebbe incominciare a prendere sul serio il fatto che il periodo della nostra vita materiale, data la non-distanza che regola la vita degli astri, rifletterà molto la posizione dei pianeti nel preciso momento, ora e luogo in cui siamo nati e il tipo delle energie che abbiamo assorbito circa quell’evento, secondo un “modello interiore” che ci accompagnerà lungo tutto il percorso della nostra vita.

D’altra parte oggi nessuno discute più sul fatto che i pianeti sono come dei trasmettitori di energia che irradiano una vibrazione distinta. Per cui, a seconda della posizione che occupano sulle loro orbite, rispetto alla Terra, esercitano vibrazioni planetarie diverse o combinazioni di esse, che si traducono in una maggiore o minore influenza su questo pianeta e quindi su di noi. Come ogni pianeta è il riflesso del cosmo così siamo noi. Pianeti e noi siamo il cosmo ed il cosmo è noi, insieme ai pianeti.

La geometria sacra è l’espressione di campi e di codici geometrici vibrazionali. La “matrice” appare esteriormente come una serie di numeri e di codici che si rapportano tra loro secondo schemi cui sono associate determinate energie ed influssi energetici.

In realtà si tratta di onde con precise frequenze elettromagnetiche che poi vengono percepite dal nostro sistema neuronale e trasformate in immagini dal nostro “cervello televisivo”, che in realtà si comporta come un decodificatore di frequenze in virtù di un processo che ricorda la trasformazione di Fourier.

La “matrice” è un costrutto vibrazionale e questa è la ragione per cui la si può scomporre in termini matematici, numerologici o in altri tipi di apparente misurazione.

Qual è secondo lei il significato di certe coincidenze numeriche e geometriche che si trovano in natura?

Vittorio Marchi: Le coincidenze numeriche e geometriche che si trovano in natura si spiegano con l’arte della Vita che si è inventata “la spirale della sezione aurea” e la “sequenza di Fibonacci” (1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89…) per costruirsi un modello “artistico” facsimile, adattabile al sistema-natura, per indicare “UNA REALTA’” che non ha ne inizio e né fine. Ovvero l’Uno che non ha il Due. Per questo il rapporto? = 1,6180339…., il cosiddetto numero d’oro, che è alla base in natura dello sviluppo di una miriade di forme appartenenti al mondo minerale, vegetale, animale, umano e cosmo astronomico, è costituito da un numero infinito di cifre, per indicare che la Vita è una e per ripetere con questo modello il pattern dell’ Infinito, al di là della quale non c’ è l’ “oltre”.

In che modo la scienza in senso lato si evolverebbe nel caso si riesumasse qualche aspetto dell’antico “sapere ermetico”?

Vittorio Marchi: Se la Scienza fosse in grado di ricordare e/o di recuperare il pensiero del sapere ermetico potrebbe fare passi da gigante.

La concezione ermetica dell’universo era basata sulla interconnessione tra le sue parti, il microcosmo ed il macrocosmo. E nell’annunciare l’interdipendenza tra l’uomo e le stelle, il cosmo e le sue leggi l’ermetismo concludeva dicendo che “su come giù, a destra come a sinistra, dentro come fuori” l’Universo era UNO ed infinito. Oggi dalla fisica dei quanti è arrivata la conferma che esistono infiniti regni dell’ esistenza e tutti fanno parte dell’ Uno indivisibile. Per cui la realtà dei 5 sensi è solo uno di questi “info-regni” possibili.

Si dovrebbe allora approfondire meglio il concetto espresso dal principio del pensiero ermetico nello studio del “collasso della funzione d’onda”. Si dice infatti che esso è il fenomeno per cui un modello di onde che può essere contemporaneamente in più luoghi, si manifesta in un solo luogo, se osservato.

Le onde e le particelle in realtà sono le solite e si trovano sia qui che ovunque. Ciò è possibile se si tiene conto che le particelle oltre ad essere se stesse, sono anche lo spazio che intercorre tra loro. In realtà non hanno nessun bisogno di comunicare perché sono la stessa cosa e non hanno nessuna ragione per doversi connettere, perché non sono mai state disconnesse o disgiunte. Ogni particella in un certo senso è un ologramma, un “tutto-parte” che è una versione ridotta dell’ intero corpo universale o del tutto. In sintesi: un “quid” ove microcosmo e macrocosmo coincidono.
Lei pensa che l’uomo avrebbe potuto conquistare lo spazio utilizzando il sapere ermetico?

Vittorio Marchi: I fisici calcolano che ogni centimetro cubo di spazio vuoto, cioè non percepito dai nostri sensi, contiene più energia di quella contenuta in tutta la materia dell’ universo conosciuto, cioè visto. Il fatto è che, per quello che si è detto al punto precedente, non esiste una cosa come lo spazio vuoto.

Una cosa così piccola come il DNA ha la capacità di immagazzinare incredibili quantità di informazioni sotto forma di codici vibrazionali, poiché non vi è spazio in termini di grande e di piccolo. Esiste solo l’ovunque. Una capocchia di spillo e l’ infinito sono praticamente la stessa cosa.

E allora proprio in virtù da quanto asserito dal sapere ermetico non ha nessun senso il pensare che l’ uomo avrebbe potuto conquistare lo spazio utilizzando una conoscenza o una scienza che proclama esattamente il contrario. Dal momento che lo spazio è già l’ OVUNQUE come potrebbe esso conquistare se stesso?

Che cosa significa per lei la razionalità nel metodo scientifico, e in che modo l’intuizione può guidare lo sviluppo delle scoperte?

Vittorio Marchi: Le leggi della scienza convenzionale funzionano solo perché gli scienziati ne sono convinti. E, grazie allo stato quasi divino di cui gode la scienza, ciò che essa decide essere “vero”, diviene realtà del consenso. Ma si tratta solo di una illusione. La razionalità della scienza convenzionale rifiuta l’unità e sostiene la tesi delle parti slegate. Con ciò essa limita la fiducia della mente umana e ci fa vedere solo quello che siamo stati programmati a vedere: un mondo pieno di pezzi staccati l’uno dall’ altro e non l’UNO senza giunture. Per cui tale senso di isolamento, di discontinuità e di disconnessione dal Tutto porta con sé la percezione della limitazione, dell’ impotenza e della mancanza di significato.

Ciò significa che noi cerchiamo soluzioni individuali, senza capire che tutto è legato. Purtroppo a pagare il prezzo di questa illusione è l’intuizione che a causa di queste difficoltà non si può liberare con la forza della propria energia, soffocata com’è dal potere della fisica classica dei materialisti del XVII secolo come Isaac Newton ed il matematico francese Renè Descartes, che consideravano il mondo alla stregua di una macchina.

Questo dogma ha sempre negato l’esistenza dello “spirito”, perché essi hanno sempre creduto di poter spiegare la vita senza alcun bisogno di esso. Io stesso quando ne parlo rischio spesso di passare per un ricercatore borderline. Per questo il cosiddetto esoterico o paranormale è stato sempre liquidato come una fantasia, semplicemente perché tali fenomeni sono inspiegabili sulla base di questa visione ingenua e arrogante della fisica ortodossa.
Nella sua esperienza di ricercatore che esperienza si è fatto delle istituzioni accademiche italiane?

Vittorio Marchi: L’idea che mi sono fatto delle istituzioni accademiche è che nell’ ambiente esistono troppe idee preconcette, perfettamente organizzate, e soprattutto succube di interessi estranei all’amore della ricerca, fine a se stessa. La comunità scientifica si riflette nella struttura stessa della istituzione con le sue specialità a compartimenti stagni che raramente per non dire mai, comunicano tra loro e che tutto devono dimostrare attraverso esperimenti che si possono ripetere.

Ben poche sono le possibilità che vengono concesse a scienziati originali che avanzano spiegazioni alternative e che troppo spesso vengono ostracizzati o scalzati dai loro incarichi per la difesa dell’opinione prevalente.

Che cosa l’ha spinta a costruire una visione del mondo così vasta metafisicamente parlando e qual è lo scopo che si prefigge con i suoi libri in termini sia scientifici che filosofici?

Vittorio Marchi: Non nutro alcun interesse per le questioni metafisiche e filosofiche del mondo. Non c’è tempo per permetterselo, perché il mondo stesso, mentre si trastulla con queste confortevoli illusioni, si sta avviando verso un disastro globale senza precedenti. Ora, per invertire la rotta non c’è che un modo: cambiare il modo di pensare che ha prodotto nell’umanità l’abbaglio che la sta portando alla rovina.

L’incontro con E.C. e le sue potenzialità, attraverso la sua testimonianza e la esperienza toccata con mano dell’ aver visto il suo essere qui e ovunque, dove quel tuo stesso essere “qui” e “là” sei tu, dappertutto, mi ha fatto capire cosa significa essere una coscienza infinita.

Mi ha fatto decidere consapevolmente di abbandonare l’ illusione di un mondo di ambizioni, di carriere e di mete che è fatto di nulla, previo ovviamente un terremoto di presunte e solide certezze di vita, molto simile alla magnitudo sette della scala Richter. Ed è subentrata la prova vissuta che il nostro corpo non finisce nella tomba, come credono miliardi e miliardi di persone, ma rimane coscienza su un altro livello o piano di realtà.

E allora si è fatta luce in me la realtà della trasformazione che sta dietro al processo del mistero della morte e della morte apparente (NDE: Near Death Esperience, esperienze in punto di morte) o alle esperienze di abbandono del corpo (OBE: out of the Body Esperience, esperienze fuori dal corpo). Ed in entrambi i casi ho constatato che si tratta di un mistero perché la scienza convenzionale non riesce a spiegarli. E tuttavia quella mole di prove è ora così voluminosa che persino i signori del sinedrio hanno dovuta prenderla in seria considerazione, almeno apparentemente.

Per cui, quando assisti o fai questa esperienza o torni da queste dimensioni per abbandono del corpo fisico, sperimenti davvero l’unità del tutto che tu sei nel vero senso dell’ infinito e capisci che ogni cosa, ogni azione, ogni pensiero che tu esprimi è sempre verso te stesso che lo indirizzi: nel “bene” e nel “male” e non verso “un altro” che non esiste.

Perché allora agitarsi, mobilitarsi, muoversi, andare in cerca di pace, amore solidarietà fratellanza, armonia, comunione (“comun-unione”), introvabili in questo mondo di “altri”, se prima non si è capito che si è già quello che si cerca, quando si è già dappertutto, sia nel visibile che nell’ invisibile? Se prima non si capisce che la violenza e l’odio è l’Uno che attacca Se Stesso?

E allora, a questo punto, dovrebbe essere chiaro qual’ è lo scopo del messaggio rivolto ai “simili di ME STESSO”, contenuto nei miei libri. Esso è: tutti per UNO e Uno per tutti. E’ la metafora dei famosi cavalieri della Tavola Rotonda. Rotonda, perché il cerchio è il simbolo dell’ Infinito e il ciclo è il processo che scientificamente non ha nè origine e né fine.

Se vogliamo “salvarci” e “conservarci” tutti, questa è la via che ci è stata indicata da millenni da tutti gli spiriti più elevati dell’ umanità. E dato che essi hanno parlato di un “Regno” dell’ Infinito, come di una Realtà fatta da un unico Regno in noi, la scienza dei 5 sensi sarà necessariamente una scienza priva di senso e come dice Stanislav Grof una sorta di “camicia di forza” concettuale di una Dimensione limitata, di cui ancora non riusciamo a liberarci, con tutte le conseguenze che sono e si stanno manifestando sotto i nostri occhi.

La risposta dunque non è fuori, bensì “dentro” di noi e prevede che il mondo cambierà solo se noi siamo disposti a cambiare i nostri modelli di pensiero.

Vittorio Marchi risponde alle domande di Ivana Iovino

Nei suoi libri lei appare molto distante dal dogmatismo e dalla chiusura tipica della scienza ufficiale. Potrebbe dirci quali sono stati i passaggi fondamentali nella sua vita di studioso, che hanno fatto di lei uno scienziato fuori dalla norma?
Vittorio Marchi: In parte sui passaggi fondamentali che hanno contrassegnato la mia vita di studioso ho gia risposto al punto 6) delle domande che mi sono state rivolte da Massimo Teodorani

Per quanto riguarda gli atti degli anni della mia vita precedente, devo dire di essermi interessato presto, fin dalla mia prima infanzia di tutto ciò che proveniva dal campo delle discipline più varie. Dalla letteratura e dalla psicologia alla sociologia, alla bioetica e alla teologia; dalla chimica, la biologia, la microbiologia, la neurologia, l’astrofisica, l’antropologia, la geologia, l’astrologia alla geofisica e naturalmente alla fisica.

E tutto è avvenuto in modo molto naturale. Fino al momento in cui, dopo aver constatato che tutte queste discipline erano sentieri convergenti che, sia pure con diversi linguaggi, conducevano tutte alla stessa meta, mi sono accorto che doveva esistere una “pista incisa” come in un floppy disk, presente nell’essenza di ogni individuo.

E ho “sentito” (questa esperienza è intransitiva) che si trattava di una linea della memoria, fuori del tempo e dello spazio, dove risiede la COSCIENZA DELL’INFINITO e che ha fatto di me uno scienziato fuori dalla norma. Ripeto: uno scienziato considerato “borderline” dalla scienza ufficiale. E che ha definito il proprio Sito Internet: “Fisica 3000”. Un evento annunciato.

Nel suo libro “La scienza dell’Uno” lei scrive che ogni oggetto che osserviamo, ha una propria coscienza. Alla luce di questa affermazione, qual è la sua definizione di coscienza?

Vittorio Marchi: Esattamente. Ogni cosa dell’ esistenza è il tutto-parte integrante ed indissolubile dell’ “Univivente” ed intelligente Universo Organico. Un tutto di coscienza conscia ed inconscia. E la coscienza è tutta quella sostanza infinita vivente ed intelligente che fa esperienza di sé soggettivamente sotto l’ aspetto di infinite manifestazioni.

Alcuni parlano di questo fenomeno come di una vibrazione (1026 Hz) che viaggia così veloce da assumere le sembianze di ogni cosa. Ma questo non è vero, perché l’ infinito che essa è non ha bisogno di viaggiare per essere ovunque come è anche comprovato dal principio di non-località della fisica di quanti. E ciò è così dal momento che essa è già ovunque. O meglio essa è l’OVUNQUE.

Perché mai allora dovrebbe spostarsi, se è già ogni cosa, e non qui piuttosto che lì, sopra piuttosto che sotto, a destra piuttosto che a sinistra, dentro piuttosto che fuori e tutto il resto?

Ogni particella subatomica, atomo, cellula,organo, arto e corpo, sole, meteorite, nebulosa e mente è un riflesso del cosmo. Essi sono il cosmo ed il cosmo è loro. Noi non viviamo la vita, noi siamo la vita. Quello che in religione si chiama Dio è il noi di Lui: l’UNO.

Nel suo libro “La scienza dell’Uno” lei ha parlato del flip-flop magnetico. Può in poche parole spiegare il fenomeno ai nostri lettori e condividere, secondo i suoi calcoli, quando potrebbe verificarsi? Dovremo fare i conti con catastrofi ambientali?

Vittorio Marchi: Nell’Uno detto Dio appunto indico che, a conferma della perfetta identità uomo-cosmo, si deve notare che i 25.920 anni dell’ anno astronomico o cosmico dell’ Universo Organico vivente corrispondono alle 25.920 respirazioni compiute dall’essere umano nel tempo di una rotazione terrestre. La differenza del cronismo sta solo in una questione di “scale”.

Ne consegue che la durata del mese astronomico è di 2.160 anni terrestri. Questo significa che se ora ci spostiamo nell’ ambito delle ere, un rapido calcolo suggerisce che stiamo passando dall’ era dei Pesci iniziata nel 150 a.C. (C. preso come riferimento storico) all’ era dell’ Acquario, il cui ingresso dovrebbe teoricamente avvenire nell’ anno 2012, allo scadere del mese astronomico (150 + 2007 = 2157), e al cui compimento (ma solo per il calendario gregoriano, poco attendibile per la manipolazione apportata a quello delle antiche civiltà) mancherebbero solo 3 anni.

Durante tutto questo periodo, nel frattempo, per effetto di un rallentamento del moto di rotazione terrestre siamo caduti ad un livello di forza o meglio di campo energetico (magnetico) più basso (fenomeno conosciuto come global dimming) rispetto a quello delle origini. E di questo abbassamento di energia ne hanno risentito i quanti.

Ovvero: il sistema planetario terra-uomo, scendendo da un livello superiore ad un livello inferiore ha finito per andare incontro ad una cessione di quanti (pacchetti o quantità) di energia, ciò che è l’equivalente di quello che in fisica per il sistema planetario dell’ atomo si chiama “salto quantico”. In questo caso “negativo”.

Per cui per risalire dobbiamo assorbire i quanti. Ciò che si sta preannunciando con il passaggio della Terra all’ interno della cosiddetta fascia fotonica.

Il primo problema dunque è che, per le divine corrispondenze universali, si stia preparando un salto quantico, questa volta positivo, nel sistema planetario del corpo umano per assorbimento di energia. Le pulsazioni della terra infatti, salite in pochi anni dal valore 8,7 ad 11,2 ed avviate ad assumere in breve tempo il valore di 13 cps (numero della serie di Fibonacci 1,1,2,3,5,8,13…) sembrano attestarlo.

Il secondo problema però è che esistono diversi tipi di quanti. Ed un terzo problema è che bisogna capire quali siano i quanti che servono per risalire ad un livello superiore del sistema-uomo.

Quelli em, i fotoni ordinari, che tutti citano, non servono. Sono leggerissimi ed hanno una energia insufficiente. Possono per lo più provocare il salto di leggeri elettroni, ma non della materia nucleare che è il 99,99% di ogni corpo.

Per smuovere quest’ultima occorrono i fotoni pesanti (Z0), i quanti di luce debole che il cervello umano percepisce come emozione. Se li assorbe esso “sente” e “vede” altri livelli energetici, altri mondi, altre dimensioni, altri universi vibratori. Ma avviene questo?

Perché avvenga tutto questo, basta che (Z0), la luce pesante che non cambia identità, riesca ad allineare gli spin dei quark delle particelle nucleari. Ed allora, in virtù della sua frequenza altissima (1026 Hz) l’energia del nucleo atomico può aumentare del 30% in più di quella originaria.

Ci vuole solo un flusso di bosoni neutri (Z0) per cambiare lo spin della materia nucleare. Quando questo accade , uno dei 3 quark del nucleone inverte il suo senso di rotazione (flip-flop) e si allinea con gli altri due, con ciò determinando – come si è detto – una crescita dell’ energia del nucleone del 30%.

Sempre per le divine analogie la Terra si comporterebbe alla stessa stregua del suo modello nucleare. Non c’è dunque da paventare nessuna apocalisse catastrofica circa l’evento annunciato quanto prima dell’inversione dei suoi poli magnetici, un evento del tutto naturale che si sarebbe verificato tra l’altro già 14 volte nel corso degli ultimi 4 milioni di anni.

Per noi umani, dopo una breve stasi di qualche giorno, si tratterebbe solo dell’inizio di una nuova genesi.

L’Infinito non è più squilibrato di quanto possa essere equilibrato. L’Infinito è l’equilibrio di tutte le cose. Si tratterebbe solo di una delle infinite fasi di transizione da uno stato ad un altro.

Le catastrofi ambientali e la crisi climatica a cui noi tutti stiamo assistendo, stanno anch’esse segnando il passaggio verso la nuova era?

Vittorio Marchi: Le catastrofi ambientali, sicuramente risentono di questo passaggio della Terra verso un nuovo ciclo di evoluzione compreso nell’ interludio – come si è visto – tra due ere. Ma il pianeta per conto suo e soprattutto per causa nostra si sta surriscaldando, come indicano tutti i monitoraggi eseguiti dai laboratori scientifici delle stazioni di rilevamento del mondo sulle temperature terrestri in continuo aumento per effetto dei gas serra che producono il fenomeno del “global warming.”

In più il vero sole, il cristallo liquido, che sta al centro della terra, e che ruota in senso inverso rispetto al moto di rotazione della superficie terrestre, sta rallentando la sua rotazione ed aumentando la sua luce. Un fenomeno, pare che sta riguardando tutti i pianeti del sistema solare.

E’ chiaro quindi che anche questo evento concorre a modificare tutti i parametri che regolano l’equilibrio tra la massa terrestre e la sua atmosfera.

Che cosa significa in pratica ascoltare le proprie emozioni?

Vittorio Marchi: Ascoltare le proprie emozioni significa entrare in risonanza emotiva con un “Centro” del quale noi siamo terminali per mezzo di un Internet Cosmico attraverso il quale scorrono le vibrazioni immisurabili delle energie più sottili della nostra essenza più profonda, quella che noi chiamiamo vagamente “anima”.

“Praticamente” significa ascoltare la voce del cuore anziché quella della mente. Per dare maggiore corso all’intuizione piuttosto che alla razionalità, quando si devono affrontare questioni che investono il campo della conoscenza, del cosiddetto “spirito” e della verità piuttosto che i problemi di vita corrente e ordinaria.

Si tratta in ultima analisi di fidarsi e di affidarsi ai “consigli” di quelle che Candace Pert chiama “le molecole delle emozioni”, quelle unità biologiche straordinarie che fanno da ponte tra il corpo fisico visibile e la mappa che fa da retroscena al corpo etereo invisibile, quel duplicato immateriale che non ci abbandona mai e dal quale attingiamo tutte le nostre più “intime e nascoste” sensazioni.

Per superare l’arretratezza spirituale in cui versa (sono le sue parole), quali sarebbero i suggerimenti che lei darebbe all’umanità, quali sarebbero i passi fondamentali da compiere?

Vittorio Marchi: Un passo fondamentale da compiersi sarebbe, a livello scolastico e familiare, incominciare ad educare un individuo fin dalla più tenera età a chiedersi: “Chi sono io”, “qual’ è il significato della mia presenza in questa tipo di esistenza” e “qual’ è il senso che devo dare alla mia vita”. Indicare subito all’adolescente se esiste un’ origine delle cose o no.

Non lasciarlo completamente in balia del dettato onnioracolare, onniveggente ed onniprofetico dell’impero delle religioni, che hanno un solo comandamento: “Non consulterai altra fonte e non avrai altra fede all’ infuori di Me”.

Non permettere che questa piccola creatura sia subito iniziata alla obbedienza dei canoni insindacabili, dettati dalla Teologia della separazione.

Io infimo essere sono qui e tu Dio misterioso ed irraggiungibile Entità sei lì. Perché questo “primitivo” insegnamento è il primo passo che conduce ad una Teologia del Due, e ad una fantasia secondo la quale noi stiamo qui e il Trascendente e là. Questa dicotomia non funziona.

Sono trascorsi millenni, e ha dimostrato di non essere idonea ad essere una guida per poter vivere in pace ed in armonia.

Ha prodotto lacerazioni e divisioni tra i popoli. Nei 2/3 delle aree del mondo ha generato sofferenza ed in molte altre violenza. E anche in quei paesi che sembrano esserne immuni, dove si ignora la sofferenza altrui non si capisce che rimanere indifferenti e “distaccati” dal dolore degli altri rappresenta già di per sé una forma di violenza proprio come il provocarla.

Perché dunque questo tipo di teologia del Due, del “Su” e del Giù”, alla quale il genere umano ha creduto di potersi affidare con tanta fede ha così clamorosamente fallito?

Vittorio Marchi: La risposta non è difficile.

Perchè una teologia della separazione produce una sociologia della separazione. Ed una sociologia della separazione produce una psicologia della disunione. Ed una psicologia della disunione produce a sua volta una patologia della divisione e della contrapposizione.

Viviamo in una situazione di controllo mondiale che è raggelante, in un mondo da incubo.

L’umanità di fronte ai testi sacri e alla sacralità della teologia originaria si è sempre arrestata incerta e prona, intrappolata nell’inganno della deresponsabilizzazione. A volte perplessa, a volte critica, ma sempre, in ultima analisi, indecisa sul da farsi.

L’affermazione che ogni cosa è UNO, cioè Dio, è sempre stato bollata da sinodi, curie ed ambienti episcopali come una blasfema idea panteistica. E la scienza, sempre lì a dibattersi tra Darwin ed evoluzione, non è stata da meno. Quanto è stata sterile questa lotta tra evoluzionisti e creazionisti!
Perché questa evidenza dell’ UNO è stata sempre tanto avversata ed ancora oggi è tanto temuta dai potenti della terra?

Vittorio Marchi: Semplice.

La sua diffusione farebbe crollare il subdolo dogma stabilito dalla legge “divina” del potere della PIRAMIDE, secondo il quale le società sono costruite in base ad un ordine fatto di gerarchie piramidali, con una architettura che si sviluppa dall’ “Alto” verso il “Basso” , cioè di un potere di una autorità “su” nei confronti di una impotenza o soggezione di una base “giù”, creato dalle più antiche istituzioni dell’ umana Mono-Archia, tra cui le religioni ai primi posti. Vedere anche la struttura emergente del New Global Order.

Per definizione si sono viste razze e nazioni elette da Dio, separate dal resto dell’ umanità. E allora si spiegano le atrocità dei progrom, dei genocidi, delle jihad e delle crociate incoraggiate da quelle teologie che si abbatterono e si scagliano ancora oggi contro coloro che si muovono al di fuori della loro sacralità.

Il problema oggi è la velocità di sviluppo che separa la formazione delle coscienze dalla formazione del Know How. L’arretratezza spirituale in cui è rimasto intrappolato l’ uomo moderno rispetto alla gigantesca e rapida crescita tecnologia che ormai inonda ogni settore della nostra vita.

Chi vuole capire soprattutto quale siano le cause che provocano l’incapacità dello spirito e della coscienza umana di tenere il passo con lo sviluppo tecnologico, ora è servito.

La deriva inarrestabile dipende dalla struttura piramidale che l’attuale società ha scelto di darsi e che sta lentamente, ma inesorabilmente, determinando il crollo della nostra civiltà.

Il compito che ci aspetta allora oggi, se vogliamo restituire all’uomo della terra la dignità perduta, è deprogrammare la sua mente da tutte quelle astrazioni che ne hanno minato alla radice le sue più elette potenzialità fin dai più lontani secoli trascorsi. Ricondurlo a quella casa da cui è partito e si è separato, il cui indirizzo è: Via dell’ Eterno, n° 1.

Massimo Teodorani e Ivana Iovino