Mineral Planet

da ExtraPedia

Aristotele, il famoso filosofo e scienziato greco vissuto nel IV secolo a.C., spiegava che le rocce erano create dalla luce del Sole e delle stelle. In particolare, secondo lui, le pietre preziose raggiungevano la Terra dopo essersi condensate sulle stelle più vicine! Dalla teoria Aristotelica derivò la convinzione che ci fosse un nesso molto stretto tra il mondo minerale e i corpi celesti. Anzi, si pensò addirittura che i movimenti dei pianeti e delle stelle avessero un’influenza sugli eventi umani, per cui chi nasceva sotto un determinato segno dello zodiaco era protetto dai benefici influssi della gemma associata a quel determinato segno. Ancor oggi ci sono molte persone che, pur non essendo superstiziose, amano adornarsi con la pietra del mese in cui sono nate. 

Omero, il famoso poeta cieco che visse intorno all’anno 1000 a.C. scrisse, in una delle sue grandi opere letterarie l’Iliade, che l’eroe Achille, essendo rimasto privo delle armi e volendo tornare, dopo un lungo periodo di inattività, a combattere per vendicare la morte dell’amico Patroclo, si rivolse alla madre Teti, pregandola di fargli avere un nuovo equipaggiamento guerresco. Per intercessione di Teti, fu il dio Efesto (il dio Vulcano dei latini) a occuparsene e fabbricò di persona le nuove armi, tra le quali primeggiava per bellezza artistica il famoso scudo. Efesto aveva utilizzato l’oro, l’argento, il ferro e il rame. Ecco dunque che il nome di questi quattro metalli appare per la prima volta in una delle più antiche opere letterarie. 

Gli astrologi della Mesopotamia furono i primi a sostenere che nell’Universo esistesse il Macrocosmo e il microcosmo. Tra i due mondi correvano rapporti molto stretti, sicché gli eventi dell’uno si riflettevano sull’altro. Gli astrologi affermavano che ogni singolo metallo appartenesse a un singolo corpo celeste. L’oro, che è il più perfetto dei metalli, appartiene al Sole, che è il più perfetto dei corpi celesti. In ordine decrescente di perfezione, l’argento appartiene alla Luna, il rame a Venere, il piombo a Saturno, il ferro a Marte, lo stagno a Giove e il mercurio a Mercurio. 

Nei tempi passati gli uomini chiamavano Luna un metallo molto pregiato, dall’aspetto bianco splendente di cui si servivano per fabbricare oggetti ornamentali e anche suppellettili d’uso comune. In seguito quel metallo fu chiamato argento, con una parola d’origine indo-europea che significa appunto bianco splendente. Esso ebbe lunghissima diffusione presso le antiche civiltà, non soltanto per le sue caratteristiche estetiche, ma anche e soprattutto perché è molto facile da lavorare e, a differenza della maggior parte degli altri metalli, si trova allo stato naturale e quindi lo si può sfruttare senza ricorrere a complicati processi di raffinazione. 

Non bisogna confondere, però, l’argento naturale con l’argento vivo, che è tutt’altra cosa. Con questo nome gli antichi Cinesi e gli Indù chiamavano un metallo dal colore argenteo ed estremamente mobile, al quale in seguito i Latini diedero nome “hydrargyrium”, cioè argento liquido, e che infine gli alchimisti medioevali battezzarono mercurio. 

Il ferro dagli antichi Greci era considerato un metallo raro e prezioso, come risulta da un brano dell’Iliade in cui si dice che Achille offre un anello di quel metallo come trofeo per il vincitore delle gare atletiche svolte in occasione dei funerali di Patroclo. 1)

Pietre preziose “la bellezza cristallizzata”. Un fiabesco sfolgorare di luci, un delirio di sprazzi, barbagli, guizzi colorati, un vivido zampillare di misteriose iridescenze, un’arcana cascata di stelle, una fantasmagorica tavolozza alla quale la natura ha donato le sue tinte più leggiadre! Nella crosta terrestre esistono 1.500 minerali conosciuti, soltanto sedici di essi hanno importanza come pietre preziose. 

Forse non tutti sanno che l’aria è anch’essa un minerale come l’acqua, ma certamente pochissimi sono al corrente che marmo, granito, calcestruzzo e altri materiali “si lamentano quando sono aggrediti”.È quanto approfondiremo appena la Facoltà di Mineralogia dell’Università di Tolosa ci darà ulteriori chiarimenti in merito.