Eni e MIT: energia da fusione nucleare oltreoceano!

Il mese di Marzo è stato un mese di particolari novità per il gigante italiano dell’oil and gas Eni group. Quello che si è verificato questa volta arriva dagli USA, nello specifico, da Boston. Il 9 marzo 2023 Eni ha siglato un nuovo “accordo di cooperazione a sostegno dello sviluppo e della commercializzazione dell’energia da fusione”. In questo modo, l’azienda italiana ha rafforzato i rapporti oltreoceano non essendo solo azionista strategico ma anche, da questo mese, partner tecnologico del Commonwealth Fusion Systems (azienda creata dal Massachusetts Institute of Technology).

Confinamento magnetico ed energia da fusione nucleare: di cosa si tratta?

L’unione tra le competenze ingegneristiche del MIT e di project management di ENI determineranno la creazione del primo sistema di confinamento magnetico al mondo per la produzione di energia da fusione nucleare. Se è ben noto che il nucleare è una delle strade per produrre energia, la tecnologia del confinamento magnetico è ancora in via di sviluppo. Ed è proprio qui che entra in gioco questo accordo.

La fusione nucleare è ciò che si verifica quando due nuclei di isotopi (atomi con stesso numero di protoni ma non di neutroni) di idrogeno, avvicinandosi, confluiscono generando un nuovo elemento più pesante come potrebbe essere l’elio. Gli isotopi di idrogeno sono 3:

  • Prozio (0 neutroni);

  • Deuterio (1 neutrone);

  • Trizio (2 neutroni).

Attualmente l’isotopo di idrogeno più diffuso nell’Universo con il 99,98% è il prozio, utilizzato anche dal sole. Invece, per la fusione a confinamento magnetico, si utilizza una mix di deuterio e trizio. Essendoci una tendenza a respingersi elettrostaticamente, i due atomi di idrogeno necessitano di alte temperature affinché ci sia la fusione.

La fusione si verifica nel c.d. plasma ossia un gas ionizzato ad altissima temperatura. Parlando di plasma è proprio qui che arriva la sfida tecnica che Eni e il MIT vorrebbero raggiungere. La gestione del plasma è di fondamentale importanza in quanto questo deve essere isolato in uno spazio limitato senza sfiorare le superfici della macchina a causa della sua temperatura di notevole entità.

Nella fusione a confinamento magnetico, viene generato un campo magnetico con una potenza considerevole per mezzo di alcuni supermagneti installati intorno alla camera. Grazie a ciò, il plasma orbita vorticosamente all’interno della camera (in tal caso a forma di ciambella e chiamata, in gergo, Tokamak) senza toccare le pareti.

Oltre a generare notevoli quantità di energia, questa tecnica non emette gas a effetto serra, altre sostanze inquinanti, radiazioni o materiale radioattivo. Di conseguenza, è chiaro che possa essere una fonte di energia sicura, green e sostenibile.

Infine, a differenza di altre metodologie di produzione di energia elettrica, questa è effettivamente illimitata in quanto il trizio si ricava da una reazione fisica con il litio mentre il deuterio dall’acqua di mare.

Eni e MIT: storia della collaborazione

L’inizio della relazione tra Eni e MIT è riconducibile al 2018 quando il colosso italiano ha per la prima volta investito nel Commonwealth Fusion Systems diventandone azionista strategico. Negli anni, questa relazione è stata mantenuta e il CFS, nel 2021, ha anche raggiunto un importante risultato testando un magnete con tecnologia superconduttiva HTS ossia High Temperature Superconductors). Tra i magneti con una forza tra le più alte al mondo.

Con l’accordo siglato ora tra l’ad di Eni Claudio Descalzi e il ceo del CFS Bob Mumgaard, sono stati definiti degli obiettivi per il 2025, anno entro il quale sarà operativo il primo impianto a confinamento magnetico al mondo a produzione di energia da fusione. Per il 2030, invece, c’è l’ambizione di voler rendere operativa la prima centrale elettrica industriale da fusione così da produrre elettricità e metterla in rete.

 

Tutto ciò per raggiungere l’obiettivo finale definito dall’agenzia internazionale per l’energia (IEA) ossia la riduzione totale di emissioni entro il 2050.

Il nucleare nel mondo e in Italia.

Nel 2022, il numero di reattori nucleari operativi nel mondo erano così divisi per nazione:

Nazione

Numero di reattori nucleari per nazione nel 2022

USA

92

Francia

56

Cina

54

Russia

37

Giappone

33

Sud Korea

24

India

23

Canada

19

Ucraina

15

UK

11

Spagna, Belgio

7

Svezia, Repubblica Ceca, Pakistan

6

Finlandia

5

Slovacchia, Svizzera, Ungheria

4

Argentina, Germania, Taiwan

3

Mexico, Bulgaria, Romania, Emirati Arabi Uniti, Brazile, Sud Africa

2

Slovenia, Biellorussia, Armenia, Iran, Olanda

1

Sebbene in Italia sia ancora in vigore il risultato del referendum del 1987 (anno successivo al disastro di Chernobyl), il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni si posiziona aperto e a favore sugli sviluppi delle tecnologie nucleari.

 

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