Genocidio di Incas, Maya e Aztechi

Il testo analizza l’impatto devastante dei conquistadores spagnoli sulle popolazioni indigene dell’America centrale e meridionale, in particolare sulle civiltà Inca, Maya e Azteca. Dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo nelle Americhe alla fine del XV secolo, i conquistadores come Hernán Cortés e Francisco Pizarro si impegnarono in conquiste brutali, spinti dal desiderio di ricchezza e di conversione religiosa. Commisero atti efferati, tra cui uccisioni di massa, torture e riduzione in schiavitù delle popolazioni indigene, spesso giustificati da bolle papali che legittimavano le loro azioni.

L’autore fa riferimento agli scritti di Bartolomé de las Casas, un missionario spagnolo che inizialmente partecipò alle conquiste ma che in seguito divenne un feroce critico delle atrocità commesse contro le popolazioni indigene. Las Casas documentò l’estrema violenza e brutalità inflitta dagli spagnoli, evidenziando la disumanità delle loro azioni, che includevano l’uccisione e la tortura dei civili.

Il testo osserva anche che la distruzione di queste civiltà avanzate portò a un catastrofico declino demografico, con stime che indicano che milioni di indigeni morirono a causa della violenza e delle malattie introdotte dagli spagnoli. La Chiesa cattolica è coinvolta in questa violenza, poiché ha beneficiato delle ricchezze acquisite con le conquiste, promuovendo al contempo una narrativa di sanzione divina per l’assoggettamento dei non cristiani.

Nel complesso, la narrazione presenta una visione cupa dell’epoca coloniale, dipingendola come un periodo di genocidio e annientamento culturale, guidato dall’avidità e da un malinteso senso del dovere religioso. L’autore sottolinea la necessità di riconoscere questa storia oscura e le sue conseguenze attuali.

Grazie a Edi Maurer.

Stranamente questo video non permette l’incorporazione nonostante sia uguale a tutti gli altri, questo è il link youtu.be/sz7dDbdIjMI

 Fonte: Wo werden wir sein? Das Jenseits

 

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