Simbologia/desacralizzazione

da riflessi specchiati

וַיֹּ֥אמֶר אֱלֹהִ֖ים יְהִ֣י א֑וֹר וַֽיְהִי־אֽוֹר

Il fenomeno noto come secolarizzazione può essere semplicisticamente additato come materializzazione degli elementi spirituali fino a loro annichilimento, svuotamento dall’interno di ogni valenza trascendente fino alla riduzione concettuale di ogni simbolo relativo, per pervenire poi all’eliminazione del simbolo stesso.

Questo processo di origine ideologica che si muove all’interno di un ragionamento filosofico viene realizzato attraverso la matrice luciferina del cambio di paradigma concettuale alla base dell’esistenza, questo mediante inversione del pensiero reale e sostituzione con l’artificio artatamente artefatto della menzogna spacciata per verità.

Tale è il modus procedendi di tutte le ideologie filocomuniste materialistiche .. stesso risultato si può tuttavia ottenere attraverso quella che invece si connota come una operazione di carattere prettamente satanico (rinvio all’articolo che scrissi a proposito della differenza tra luciferismo e satanismo), che si avvale dell’impatto violento per imporre una prassi, la quale poi diverrà anche essa ideologia.

Nel primo caso, del luciferismo, avremo un’argomentazione di tipo filosofico alla base delle conclusione cui si vuole pervenire, nel secondo caso, invece, avremo un’imposizione più brutale ma ugualmente efficace in ordine agli effetti.

Non è un mistero che all’interno della Chiesa Cattolica sussista un pensiero parallelo e diametralmente opposto a quello reale e realmente cattolico; quanto si sostiene è stato per tempo giustamente denunciato da parte di molti Pontefici a partire dalla fine dell’Ottocento fino a Pio XII; dopo di lui il pensiero modernista non è stato più dichiarato come il vero grande nemico.

Il modernismo ha la grandissima capacità di operare dall’interno la suddetta manovra di secolarizzazione e lo fa utilizzando sia il pensiero luciferino, quindi l’argomentazione filosofica sia l’impatto materialistico, attraverso la creazione di stati di fatto che impongono un pensiero; basta osservare ad esempio l’architettura delle chiese per rendersi conto che l’uno e l’altro sono intervenuti per portare ad una progressiva ma costante desacralizzazione degli ambienti di culto, fino a colpire poi le stesse celebrazioni liturgiche e sacramentali.

Questo ha determinato non soltanto il cambio di paradigma ideologico all’interno di molti cattolici, ma anche la necessità di colmare la vacuità generata dalla desacralizzazione detta (fuga in Oriente esoterismo ecc) …Occorre precisare che in nessun modo questo costituisca il vero pensiero cattolico ed in nessun modo sia stato avallato in maniera esplicita.

Questa tuttavia non è la sede per determinare la responsabilità dell’uno o dell’altro soggetto (cosa che non ci compete), ma soltanto il luogo di uno spunto di riflessione legato alla necessità che il cattolico abbia di recuperare la verità in pienezza; questa verità è sempre presente all’interno della Chiesa Cattolica, nessuno può toglierla da essa, tuttavia può essere obliata o nascosta o coperta per la maggior parte delle persone credenti … qui subentra l’obbligo morale da parte di ogni cattolico consapevole di proclamare sempre sui tetti la verità che si ascolta all’orecchio e di difendere essa, con mansuetudine e rispetto, ma con profonda determinazione, a fronte di chiunque insegni una differente realtà; non è importante che sia Tizio o Caio o Sempronio o il cardinale di turno; sappiamo infatti – e la Sacra Scrittura è infallibile e non mette mai – San Paolo ci insegna, che anche qualora un Apostolo (loro stessi, dice il Testo) o perfino un angelo insegnasse un Vangelo differente, costui deve essere anatema per noi; e come facciamo a sapere se il Vangelo è differente? Chi siamo, noi semplici credenti, per poter arrivare ad affermare la verità di una cosa piuttosto che di un’altra? molto semplicemente prendiamo la verità che da sempre, da tutti ed ovunque è stata insegnata e creduta nella Chiesa; questa verità è il Vangelo di sempre… chiunque essa contraddica è anatema, fuori dalla chiesa, anche se si tratta di un esponente dell’alta gerarchia, non importa. Il credente tuttavia non deve fare rivoluzioni o contestare l’autorità, deve semplicemente testimoniare la verità di sempre.

Questo articolo è legato proprio alla necessità di denunciare apertamente la simbologia occulta del nuovo presepe che sarà collocato in piazza San Pietro quest’anno per il Natale 2020.

Ebbene le fattezze e la simbologia di quel presepe richiamano certamente l’antica ritualità egizia e sumerica, per espressa dichiarazione del Governatorato.

Senza volere andare nei singoli dettagli, quello che più colpisce è l’angelo che sovrasta al centro l’immagine; ha le ali aperte, ed è realizzato come avvolto nelle fasce di una mummia, al centro del petto una evidente X…

Tale simbologia richiama in maniera efficace i sarcofagi egiziani che, inizialmente soltanto per il faraone in secondo momento per tutti, venivano dipinti mediante la raffigurazione di braccia incrociate a forma di X..

Questo simbolo è finito con il coincidere con l’identificazione della divinità di Osiride.

Sembra che questo richiamo ossessivo alla morte sia sovente utilizzato nel mediatico divulgare quale sostitutivo del mistero della passione morte e resurrezione di Gesù.

Alcuni non titolati millantatori hanno iniziato invero da qualche anno a far circolare la voce del fatto che in realtà la storia di Gesù sia soltanto la mera copia del mito di Osiride che muore e risorge.

La morte, la necrofilia, la magia nera per la reviviscenza, l’incesto (vedere bene tutti i rapporti tra lui e di Iside per capire di cosa si tratti), nella migliore delle ipotesi sono soltanto descrizioni del processo cosmico dell’avvicendarsi delle stagioni; nella peggiore invece la strumentalizzazione satanica e cultuale di tale rituale.

Ora – prima di arrivare alle motivazioni che devono sorreggere il Cattolico alla denuncia di una tale simbologia non appropriata per un presepe cristiano, soprattutto a fronte della mistificazione e della alterazione della Verità in relazione al mistero della storia della passione e resurrezione di Cristo – cerchiamo di capire per quale motivo tale denuncia sia assolutamente appropriata.

Non possiamo prescindere dalle conclusioni che in materia siano state tratte dalla storia delle religioni e dall’antropologia: comprendere la portata dirompente di quello che può essere l’apparentemente innocuo utilizzo di un simbolo.

Il Sacro, l’esigenza del Sacro o semplicemente il suo alter-ego compensativo, nonostante l’opposizione dell’uomo, trova sempre il modo di manifestarsi in diverse forme, proprio perché partecipa della inesauribile proclamazione del vero, il quale possiede una forza, una cratofania, capace di imporsi all’evidenza di chiunque voglia cercarla.

Questo Cosa significa? significa che se l’uomo non riempie il proprio spazio interiore della verità rivelata, necessariamente l’esigenza del Sacro, connaturato all’essere stesso dell’uomo e strettamente quasi monisticamente collegato all’universo intero, finirà per manifestarsi in altro modo per colmare quell’horror vacui di cui tutti siamo portatori.

Le intuizioni archetipiche dell’uomo costituiscono per lui un eterno ritorno al confronto con la verità; tale confronto in ultima istanza avverrà nel giorno del giudizio personale e nel macrocosmo nel giorno del giudizio universale.

I simboli – veicoli del Sacro che si manifesta – possono rivelare una modalità del reale oppure una struttura del mondo che non siano istantaneamente evidenti alle esperienza immediata; ci danno la capacità di leggere l’inesplicabile conferendo al tempo una dimensione sacra, perchè altra.

E’ proprio per questo motivo che la Chiesa di Roma non ha mai abbandonato la lingua dell’Impero, la lingua Latina era capace di creare uno spazio non mondano, atemporale fuori dal circolo sequenziale del tempo che scorre, annidato all’interno di una alterità eterna, che coincide e che si realizza nel momento liturgico.

Il Simbolo è capace di evocare, attraverso il supporto materiale nel quale esso stesso consiste, concetti che vanno molto al di là.. il simbolo infatti porta non soltanto un significato, ma un sistema di significati; dà la possibilità a chi lo percepisce di essere proiettato di fronte ad una verità differente rispetto a quella materialmente realizzata nella rappresentazione del simbolo stesso.

La ierofania di cui il simbolo è carico è capace di trasformare un oggetto o un atto in qualcosa di differente da quello che è percepito semplicemente all’interno dell’esperienza profana.

È molto importante comprendere come il simbolo stesso agisca in virtù della forza che gli appartiene a prescindere dalla consapevolezza dello spettatore.

Questo stesso è un motivo sufficiente per ripristinare le celebrazioni liturgiche nelle chiese utilizzando le lingue antiche: il latino, il greco antico o l’aramaico, l’ebraico e questo perché non è tanto importante comprendere la liturgia – cosa tra l’altro che soltanto una mente razionalistica, scientista e miope penserebbe di poter realizzare attraverso l’uso della lingua volgare, proprio perché il mistero ivi racchiuso è molto oltre anche soltanto l’immaginabile – quanto piuttosto prestarsi all’ascolto di una ritualità che coinvolge la persona fino a proiettarlo nell’ontico, nella vera dimensione dell’essere (il suo, in quanto dedito al Sacro per imprimatur creazionale).

Questo processo è quello che genera poi il contatto con il Divino; non è tanto l’uomo ad accedere ed ascendere quanto piuttosto l’eternità incarnata ad assumere l’uomo in cielo (e in questo sta proprio la differenza tra Ascensione di Cristo ed Assunzione di Maria).

Per quanto riguarda la simbologia che era utilizzata all’interno della religione egizia, occorre ricordare come essa sia stata quanto meno efficace nel realizzare appieno ciò che il simbolo significa ( σύμβολον )  symbŏlum ‘contrassegno’, dal gr. sýmbolon, der. di symbállō ‘metto insieme’, der. di bállō ‘getto’, col pref. syn- ‘con…., ossia la capacità di unirsi con “altro” e nello stesso tempo di scagliare, tirare la coscienza al di là di un apparente elemento che non la riguarda.

In Egitto il simbolo evoca sempre un concetto complesso: tracciare un simbolo è unire se stessi con le forze metafisiche, macrocosmiche che a quel simbolo sono associate, divinità comprese.. si tratta insomma di un concetto dinamizzato, in campo multiforme complesso..

Ora detto questo e considerata la capacità del simbolo di veicolare un concetto al di là del transeunte – capace di condizionare in maniera efficace la sfera emozionale e limbica di colui che di fronte a tale simbolo si trovi – occorre ricordare che la nostra società cosiddetta secolarizzata, ipertecnologica di questi simboli e dell’uso degli stessi sia completamente invasa; basta osservare quanto succede nel mondo della musica dov’è proprio la X di Osiride viene in maniera inflazionata presentata ovunque, cosa che accade anche con l’occhio di Horus..

E’ importante comprendere che il richiamo all’Egitto non costituisca mai un avvenimento casuale. Esso, come Babilonia, è presente all’interno dell’Antico Testamento quale prova chiave del superamento del popolo di Israele: schiavitù e punizione, immersione in un mondo pagano che combatte l’unico vero Dio, ma che poi inevitabilmente resta sconfitto dall’esodo guidato da Mosè, nel primo caso, dal ritorno in patria e dalla nuova costruzione del tempio, nel secondo.

Il mondo dell’occultismo – seguendo quella che è la linea interpretativa che ci è stata sapientemente consegnata da San Tommaso d’Aquino – vive in maniera parallela rispetto al mondo della verità e della luce: il demonio è la scimmia di Dio e quindi cerca di imitare il vero, storpiandone la bellezza ed è per questo che continuamente si insinua anche all’interno della Chiesa Cattolica; non può colpire la Chiesa nella sua essenza, perché essa è radicata in Cristo, ma può confonderla nelle sue membra, negli uomini che la costituiscono.

Inoltre coloro che sono gli artefici di tale utilizzo di detta simbologia sanno benissimo e conoscono perfettamente l’effetto del simbolo sulla coscienza; sanno infatti che quanto viene dimostrato dalla fisica quantistica in ordine alla capacità del pensiero inconscio di intervenire sulla realtà dei fatti, principio dell’osservatore che modifica il reale, indeterminatezza di Heisenberg… tutto questo possa essere sfruttato a loro vantaggio per creare quanto gli stessi esoteristi chiamano “egregore”. Ora a prescindere dal fatto che si tratti di concetti più o meno fantasiosi, quello che invece è reale è l’impatto sulla coscienza in maniera subliminale che interessa; impressionare in qualche modo l’anima serve per generare pensieri che saranno o meno complici di forze demoniache, gli spiriti che abitano l’aria, insegna San Paolo, che si nutrono proprio di tali deformazioni nell’ambito della conoscenza; sono infatti tre i campi di battaglia nei quali l’uomo deve duellare: il retto pensiero, la preghiera ed il digiuno … diversamente declinati all’interno dell’esistenza.

Punto di partenza è sempre l’adesione alla verità nel retto pensiero; per questo uno dei passi più importanti del salmo 51 riguarda la purezza del cuore: לֵ֣ב טָ֭הוֹר בְּרָא־לִ֣י אֱלֹהִ֑ים וְר֥וּחַ נָ֝כ֗וֹן חַדֵּ֥שׁ בְּקִרְבִּֽי (lev tahor beralì Elohim, veruah nakhon kadesh berqirbì= Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo) il cuore diventa tahor ossia purificato ritualmente ed è in grado è capace in questo modo di accogliere le Benedizioni Divine…

Se viene deformato il pensiero, che trova sede nel cuore, allora anche la vita intera risulta deformata.

Potremmo dire che le egregore di cui parlano gli esoteristi non sono altro che forme di pensiero che vengono comunemente accettate da parte di tutti; tali forme di pensiero sono in grado di condizionare l’evento dei fatti che si verificano nella nostra realtà quotidiana in senso positivo o negativo: la X di Osiride certamente evoca morte e degenerazione.

A fronte di tutto questo, svelare il significato del simbolo, toglierlo dalla sua capacità di contagio subliminale, additandolo per quello che realmente è, significa disarmare il simbolo … quindi svelare la realtà sulla X di Osiride è in certo modo vaccinare coloro che, in maniera spaesata ed inconsapevole (la maggior parte delle persone), con esso si imbatteranno.

addendum: l’inserimento imprevisto (rispetto alla stesura di questo articolo) di alieni e/o astronauti nel Presepe in Vaticano ci lascia intravedere un altro collegamento importante, già trattato seppur brevemente nella pagine di questo blog.

Rappresentano gli alieni una sorta di culto alternativo per spiegare l’eziologia cosmologica di un mondo panspermico comunque evoluzionistico, di cui saremmo schiavi casuali di intelligenze superiori…tutte le letture di tal fatta sono forzature bibliche artatamente interpretate in senso ufologico (teoria degli antichi astronauti e via dicendo).

Ciò che hanno in comune i diversi autori è quello di ignorare il testo biblico antecedente al capitolo 6 di Genesi, sul quale pure si soffermano per mettere l’accento sulla caduta dei nephilim…soggetti che loro identificano con gli alieni padri della nostra civiltà.

In realtà queste conclusioni ben si sposano con diverse e differenti teorie di stampo esoterico, oggi molto in voga…. che neppure osano velare il collegamento palese operato da parte delle Agenzie spaziali con i culti pagani delle antiche divinità.

Sarebbe sufficiente soffermarsi sulle denominazioni delle diverse missioni spaziali per comprendere che in esse sia in voga una sorta di revival di neopaganesimo in salsa new age.

Molti dei cosiddetti rapimenti alieni si sono dimostrati alla prova di esperti esorcisti essere vere e proprie possessioni ed ossessioni diaboliche.

Il culto degli alieni, la stessa pratica delle Agenzie Spaziali, in un certo modo, è una sorta di invocazione di antiche divinità che nulla rappresentano se non demoni.

Il prossimo effetto da baraccone che ci aspettiamo da parte del nuovo ordine mondiale è quello appunto di simulare un’invasione aliena …se di invasione si tratterà, saranno demoni non alieni… in qualche modo fisicizzati all’interno della nostra dimensione.

Non credo pertanto possa ritenersi casuale l’accostamento che possiamo rinvenire all’interno del presepe di Piazza San Pietro tra il culto di Osiride da una parte e l’elemento alieno/astronautico dall’altra.